La scintilla della rinascita del trasporto a vela nell'immaginario collettivo, sebbene di nicchia, può essere identificata in una traversata dell'Atlantico nei primi anni 2000 a bordo di un veliero d’epoca, la Bark Europa, da parte di tre ragazzi, due olandesi e un austriaco. Veleggiando con venti favorevoli per giorni in parallelo a una nave porta container, si sono chiesti: perché impestare l'atmosfera con fumi nocivi se “il vento è molto più pulito del petrolio e inoltre non appartiene a nessuno?”, per citare liberamente l'indimenticabile Corto Maltese? Detto, fatto, (si fa per dire…), hanno armato l'ormai mitico veliero che hanno chiamato, come venivano chiamati loro, Tres Hombres, che ormai da 15 anni trasporta rum e altro oltreoceano.
Vero è che il trasporto navale odierno è un abominio ecologico, che propriamente andrebbe definito come “incenerimento di rifiuti tossici in alto mare”, ovvero smaltimento degli oli pesanti, l'ultimo sporchissimo scarto della lavorazione del petrolio, dopo l’estrazione di sostanze ad uso medico, sostanze plastiche, carburanti via via meno “nobili”. Un dato per tutti ci era rimasto impresso, oggi sicuramente superato ma non penso proprio in meglio: le 16 navi container più grandi del mondo immettevano tanti fumi nocivi nell'atmosfera, come tutto il trasporto globale su strada.
Occhio non vede, cuore non duole, si pensa, perché quello che succede in mare è lontano dalla percezione delle persone, più attente a quello che accade nelle loro immediate vicinanze. La cartina qui sopra però svela una verità drammatica, preoccupante, mostrando l'inquinamento atmosferico lungo le rotte dell'economia globalizzata di oggi. L’ aria che si respira lungo le spiagge della manica, o dello stretto di Sicilia è molto meno pulita di quanto si pensi.
Un'altro dato che sfugge: un container standard di 40 piedi pesa a vuoto quattro tonnellate. Quei "divertenti mattoncini di Lego" che vengono così innocentemente, caricati e scaricati, spostati da un posto all'altro oppure trasportati su strada da autocarri, richiedono un'enorme quantità di energia in ogni istante, il che aumenta enormemente il footprint, l’ impronta ecologica di ogni spedizione. Invitiamo a notare la velocità di un TIR caricato a container quando si trova in salita.
A ben guardare sembra un problema senza soluzione, un dilemma della modernità. Forse, ma forse bisogna chiedersi quale conseguenze ha un comportamento di consumo che chiude gli occhi e non vuole sapere le conseguenze delle nostre comodità.
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